Metti una domenica mattina di sole finalmente primaverile, metti il trasbordo di zaini, zainetti, armi e suppellettili varie in giro per madrid per l’ormai usuale ( hihihih) cambio di ostello…
metti un mercato di artigianato, vestiario usato, nuovo, vintage e freak che ha le sue origini medievali come mercato rionale, mettici un contorno di bancarelle di ogni genere ( comprese quelle odiose che vendono vere magliette tarocche di calcio)…mettici che parte da Plaza Cascorro e si estende per praticamente tutta la via principale e le vie laterali adiacenti del La Latina….aggiungici 5000 persone….eccoti il mercado del rastro.
Due ordini di pensiero mi vengono mentre, spintonando e caraccolando, mi addentro in questa tonnara umana: il primo, squisitamente merceologico, è un sentimento di piacere nello spulciare tra varie e variegate bancarelle dal contenuto interessante ( almeno per i miei gusti). il secondo, sgradevolmente sociologico, è notare come la lingua spagnola sia confinata troppo spesso ai negozianti, dando al mercato un impressione di invasione da parte di un orda di barbari, in cui, me compreso naturalmente, l’italiano è lingua troppo spesso sentita.
La notevole calca influisce negativamente sul piacere che si può provare nel girovagare alla ricerca di qualcosa di carino….e dato che le cose carine da vedere, valutare ed eventualmente comprare sono anche parecchie…la cosa un poco disturba, anche se non ne funesta completamente la buona impressione.