Viajar descanta, ma chi parte mona torna mona

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Un sueño argentino-La baia

La prima impressione con ushuaia è stata quella di incomprensione reciproca: troppe erano le distanze perchè ci potessimo incontrare in qualche terreno comune. Come avevo scritto nel post precedente il sentimento dominante in questi giorni era quello del disgusto, provocatomi da un impatto terribile con questa città, consacrata al marketing di se stessa.

Seguendo la pancia, questa benedetta coscienza salvifica, e armato solo di zaino leggero e moleskine mi sono allontanato da lei, provando a vedere se le distanze potessero avvicinarci. Come se una certa distanza potesse permettere, in un secondo tempo, un avvicinamento più sereno. E mi sono messo alla ricerca di cosa poteva permettermi di avere una distanza da Ushuaia: mi sono chiesto se sarebbe stato più utile via terra o via mare.

E ho cominciato a camminare….

a camminare in direzione del glaciar…lungo il suo caminito…per provare a vedere ushuaia, le sue cose e le mie cose dall’alto. Non è una passeggiata lunghissima quella che ho fatto, ma è comunque di una certa rilevanza: 5-6 km.

Sono arrivato sino a dove mi pareva di aver ushuaia e tutta la baia sotto il mio sguardo…e lì mi sono concesso un po’ di riposo ( anche perchè non sono abituato a camminare così tanto ed ero un poco stanco). Seduto lì…ascoltando i gradevoli rumore provenienti bosco…sorseggiando mate…mi sono sentito finalmente sereno.

Già durante l’uscita dalla città avevo potuto apprezzare il vero volto di Ushuaia che, seppure costellato da macchine semi-distrutte, alcune strade e sassi e relitti di ogni genere e specie, non mi ha fatto un impressione negativa. Nonostante tutto questo oggettivo bruttume era una città vera, in carne e ossa, senza la maschera di plastica autocucitasi addosso a uso esclusivo di turisti dal portafoglio gonfio.

Da quella collina ti rendi conto di come Ushuaia sia un piccolo porto circondato da montagne da ogni lato uno si volga. Da ogni lato si posso ammirare il bianco della neve sulle montagne, il blu intenso delle acque della baia, il grigio impalpabile della foschia in alta quota….

E’ lì che mi sono riconciliato con questa piccola città prendendola per quello che è e non pretendendo nulla da lei. In fondo sono qui per motivi che riguardano me molto di più che lei….la prendo per quella che è…una sorta di metamaschera di se stessa…e mi concentro solo su quello che rappresenta.

Ushuaia era per me una sorta di sfida di limiti personali: la sfida di arrivare fino a qui via terra, passando tutta la Patagonia, in questo viaggio lento…

Sono nella città più a sud, però sono consapevole che non si esaurisce qui il mio “Sur”…ci sono tanti altri “sur” che la mia inquietudine mi farà andare a cercare…

per il momento il dado è tratto. La decisione è presa.

Un sueño argentino- La fin del mundo

 

Ushuaia, la fin del mundo…..

oggi pomeriggio c’era nevischio a Ushuaia e vento…tanto vento che sferza la baia dove si trova questa piccola città adagiata tra un piccolo tratto di mare e le imponenti montagne alle spalle.

Gli argentini gli hanno donato pure un soprannome: el fin del mundo….

non vorrei fare qui della facile ironia, come mi ha fatto un ragazzo cileno in quel di Buenos Aires, sul fatto che ci sarebbe Puerto Williams, una specie di accampamento metà civile e metà militare, giusto di fronte alla cittadina argentina.  una puntina di ironia, nel solco della locura argentina però me lo concedo…e mi perdoneranno gli argentini con i quali condivido l’amore acritico per la loro patria. Letteralmente il soprannome vuol dire in “capo” e non alla “fine” del mondo…e menomale!!!

perché se veramente questa fosse la città che rappresenta la fine, il destino del mondo, sarebbe, de verdad, una gran brutta fine.

Ushuaia deve la sua gloria ad una massiccio e scientifico utilizzo a fini commerciali di sè e della propria posizione geografica. sono rimasto sbalordito dalla quantità e della diversità di oggetti in cui si possa mettere il marchio della città della città più australe del mondo. e allora se questa è la città alla fine del mondo assomiglia troppo ad un bordello a cielo aperto…

sentirsi una vacca da mungere in continuazione mentre si cammina per la strada o per il paseo lungo il porto, è una sensazione abbastanza sconfortante..mi nausea dover irrigidirmi e chiudermi per evitare i continui assalti alla diligenza, quasi fossi coperto da una felpa fatta di pesos invece che di cotone o lana….

questa sgradevole sensazione mi perseguita sopratutto nei contatti con la gente…non è solo il fatto di essere inseguiti per varie proposte di tipo turistico…lo leggo negli sguardi degli abitanti…nella più squallida caffetteria come nel negozio di riproduzioni fedeli di finto artigianato locale. Non voglio condannare nessuno, forse è solo la sgradevole sensazione di rivivere situazioni e sguardi rapaci giù visti….molto molto vicino a me…a venezia…

Non sono qui per questo, ne sono consapevole e non voglio essere risucchiato in questo vortice dantesco. Ho qualcosa di più importante da fare. Forse è il caso di abbandonare il piano per salire…salire più in alto…e provare a vedere le cose con maggiore chiarezza da lì.

Un sueño argentino- Patagonia

un’altra piccola sezione di foto….dalla patagonia argentina e da quella cilena…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

El sueño argentino- foto porteñas

FOTO DI BUENOS AIRES

Dato che molti di voi me le hanno chieste posto alcune foto, assolutamente per libera associazione mentale e delirante come d’altronde siete abituati…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Un sueño argentino- una semana de viaje

UNA SETTIMANA DI VIAGGIO

Davanti alla spiaggia di Puerto Madryn stamattina, prima di andare al Terminal degli Omnibus, con una bella giornata di sole, mi è venuto spontaneo pensare ad una settimana di viaggio passata.

E pensare ad una settimana di viaggio vuol dire, per me almeno, pensare al sorriso che ho nel mio viso in questi giorni. E mi è venuto spontaneo chiedermene il motivo…e altrettanto spontanea è stata la risposta.

Il sorriso di questa settimana, il motivo che non solo mi fa continuare, ma me lo fare con ancora più entusiasmo di quando sono partito è il contatto umano.

Sono stati tutte le persone interessanti e belle che ho incontrato, con cui ho parlato, con cui mi sono confrontato in questa settimana.

Come poter descrivere le chiaccherate con Stefan e Bianca che volevano comprare una macchina per fare un anno di viaggio in LatinoAmerica? Come descrivere la gioia nel farmi descrivere Buenos Aires da Pablo, Camilla e Daniela chicos portenos? Come raccontare la gioia di partecipare ad una cena a Madryn, con 7 donne , e essere coccolato dalla padrona di casa, 72enne con un’energia incredibile? Come trovare le parole per descrivere la gioia nell’incontrare casualmente un viaggiatore italiano perso da un’anno nella locura argentina?

Certo grazie a CouchSourfing, ma anche alla curiosità e alla casualità dell’incontro….

e allora mi viene da pensare che il mio sorriso derivi da questo…da questi incontri…dall’aver sentito di essere più ricco di calore umano, di complicità tra viaggiatori, di umana voglia di condividere un pezzo di strada…

e mi sembra di andare nella direzione giusta…nel cercare questo mio “sur”…questo concetto mentale oltre che geogragico…insomma

ci sto prendendo gusto…

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