Mensajes etiquetados ushuaia
Un sueño argentino- viva la pancia!!!
viva la pancia
e viva questo viaggio
che mi ha insegnato alcune cose pratichedi cui tenere conto
e la prossima volta non prenoto i voli interni
e mi faccio anche la carta di credito
viva questo viaggio
e viva cambiare in itinere
e avere più tempo
perchè più ne hai più ne vuoi di più
e viva la mia inquietudine che non ne ha mai abbastanza
soprattutto di domandare e dubitare
e viva gli incontri che ho avuto che hanno fatto questo viaggio speciale
abbordati su un bus o contattati via email
e viva i mille caffè presi, i mate da solo o in compagnia
viva le attese alle stazioni dei bus fucine di incontri incredibili
e viva il calore della gente che ha dipinto il mio sorriso in queste settimane
un pensiero speciale, di vicinanza, di solidarietà umana, di vicinanza e di stima
a chi mi ha parlato di riquelme e di maradona in un taxi a buenos aires
a chi mi ha aperto il suo cuore e quello della sua città
a chi non si stanca dei miei deliri
a chi ho trasmetto pace e tranquillità
a chi ha mollato barcellona per la patagonia
a chi ha scritto della patagonia e a chi regala un libro
a chi condivide l’inquietudine
a chi prova a parlare con me in spagnolo anche se è tedesca
a chi ha mollato l’italia per venire a ushuaia
a chi a decine…europeo ormai perso in latino america
a chi ha condisivo con me una sera, un’emozione
a chi crede che ci siano molti “sud” al di là della geografia
a chi crede che partire rende sempre più ricchi
a chi mi è stato ad ascoltare
anche quando sembravo pazzo
a chi pensa che c’è sempre un nuovo viaggio da preparare
a chi tiene una moleskine, un quaderno, un notes di viaggio
a chi ho trovato, incrociato, ritrovato a ogni latitudine
a chi non si stanca di domandare…qualunque sia la domanda
e grazie
grazie a chi mi ha sostenuto dal primo momento incondizionatamente
grazie a chi mi ha dato del pazzo, dell’incosciente, dell’immatura e persino dell”irresponsabile
grazie a chi mi ha detto ma che cazzo fai ad andare da solo?
grazie a chi ha capito che non mi avrebbe potuto fermare
grazie a chi mi ha sostenuto con un libro, con un sorriso, con un abbraccio, con una mail
grazie a chi mi suggerisce nuove mete e nuove idee
grazie a chi è venuto in aereporto e non trovava le parole per salutarmi
grazie a chi mi regala o mi suggerisce spugne
grazie a chi mi ha sopportato in tutti questi mesi di deliri
grazie a chi è innamorato della locura argentina
grazie a chi sperava che i miei deliri finissero con questo viaggio
e grazie a chi non si è illuso che questo accadesse
grazie a chi fa leggere le moleskine anche alla sua mamma
grazie a tutti quelli di cui non dirò il nome per non dimenticare qualcuno
grazie a tutti quelli che ho accanto a me, a solo pochi km di distanza…a solo 15000…
grazie a chi non mi conosceva ma a capito nel giro di due mail il significato di questo viaggio
grazie a tutti quelli che si sono riconosciuti in qualche frammento di questo delirio…
e mò basta sennò divento mieloso….
Un sueño argentino- parque nacional de la Tierra del Fuego
Dopo un paio di contrattempi riesco a prendero il servizio navetta che dalla città di Ushaia porta all’ ingresso del parque nacional de la Tierra del Fuego. Da lì si può scegliere tra quattro sentieri di diversa difficoltà e lunghezza, oltre che, naturalmente di percorso.
Io e Fiip, il ragazzo con cui condivido la camerata dell’ostello decidiamo di prendero il cerrado costiero lungo circa 6, 5 km e di difficoltà media.
Ovviamente io, sprovveduto e ingenuo come sono, non sono per niente attrezzato a fare trekking e parto munito solo di buona volontà, inseparabile macchina fotografica e le fedelli adidas gazzelle….consumate e scivolose fino all’inverosimile!!! Ma tutto va a tranquillo…se si esclude due tentativi di suicidio premeditato….due di suicidio accidentale e un tentativo di decapitazione che nemmeno i peggiori fan di Tarantino potrebbero immaginare. Filip guida con passo sicuro ( e ti credo!!1 lui le scarpe e l’abbigliamento adatto ce l’ha) e interviene solo quando il mio livello di essere fantozziano raggiunge il limite della pericolosità grave ( per me ovviamente!!!).
Cominciamo il sentiero dentro il bosco verso mezzoggiorno, accompagnati da un microclima interno adirittura peggiore di quello della vicina Ushuaia. Ma le difficoltà ambientali sono veramente nulla se paragonato allo spettacolo che non sospettiamo nemmeno ci stia aspettando. Il sentiero che abbiamo scelto, infatti, è una di quelle cose che si possono tranquillamente sintetizzare, senza alcun imbarazzo, una meraviglia!!! L’unico parco nazionale argentino che contiene al suo interno un lago: il lago Rocca!!
E’ il sentiero gioca con chi ha la pazienza di seguirlo passo passo, senza fretta, seguendolo in ogni sua curva tra l’interno del bosco e le ripide ridiscese verso la riva ciotolata del lago. Scendendo e risalendo tra l’alto e il basso, tra la vegetazione del bosco e la riva sassosa del lago, ti stimola ad utilizzare ogni tuo senso…non c’è solo il senso del tatto nel tastare il duro dei tronchi e il morbido del fango…c’è il profumo di muschio in alto e di mare in basso…c’è la vista rapita da sguarci, in mezzo alla vegetazione, che lasciano con la bocca aperta….e il fiato corto…
una gioia per i cinque sensi…che vale ampiamente 5 ore di cammino e i 50 pesos per l’entrata…
Un sueño argentino-La baia
La prima impressione con ushuaia è stata quella di incomprensione reciproca: troppe erano le distanze perchè ci potessimo incontrare in qualche terreno comune. Come avevo scritto nel post precedente il sentimento dominante in questi giorni era quello del disgusto, provocatomi da un impatto terribile con questa città, consacrata al marketing di se stessa.
Seguendo la pancia, questa benedetta coscienza salvifica, e armato solo di zaino leggero e moleskine mi sono allontanato da lei, provando a vedere se le distanze potessero avvicinarci. Come se una certa distanza potesse permettere, in un secondo tempo, un avvicinamento più sereno. E mi sono messo alla ricerca di cosa poteva permettermi di avere una distanza da Ushuaia: mi sono chiesto se sarebbe stato più utile via terra o via mare.
E ho cominciato a camminare….
a camminare in direzione del glaciar…lungo il suo caminito…per provare a vedere ushuaia, le sue cose e le mie cose dall’alto. Non è una passeggiata lunghissima quella che ho fatto, ma è comunque di una certa rilevanza: 5-6 km.
Sono arrivato sino a dove mi pareva di aver ushuaia e tutta la baia sotto il mio sguardo…e lì mi sono concesso un po’ di riposo ( anche perchè non sono abituato a camminare così tanto ed ero un poco stanco). Seduto lì…ascoltando i gradevoli rumore provenienti bosco…sorseggiando mate…mi sono sentito finalmente sereno.
Già durante l’uscita dalla città avevo potuto apprezzare il vero volto di Ushuaia che, seppure costellato da macchine semi-distrutte, alcune strade e sassi e relitti di ogni genere e specie, non mi ha fatto un impressione negativa. Nonostante tutto questo oggettivo bruttume era una città vera, in carne e ossa, senza la maschera di plastica autocucitasi addosso a uso esclusivo di turisti dal portafoglio gonfio.
Da quella collina ti rendi conto di come Ushuaia sia un piccolo porto circondato da montagne da ogni lato uno si volga. Da ogni lato si posso ammirare il bianco della neve sulle montagne, il blu intenso delle acque della baia, il grigio impalpabile della foschia in alta quota….
E’ lì che mi sono riconciliato con questa piccola città prendendola per quello che è e non pretendendo nulla da lei. In fondo sono qui per motivi che riguardano me molto di più che lei….la prendo per quella che è…una sorta di metamaschera di se stessa…e mi concentro solo su quello che rappresenta.
Ushuaia era per me una sorta di sfida di limiti personali: la sfida di arrivare fino a qui via terra, passando tutta la Patagonia, in questo viaggio lento…
Sono nella città più a sud, però sono consapevole che non si esaurisce qui il mio “Sur”…ci sono tanti altri “sur” che la mia inquietudine mi farà andare a cercare…
per il momento il dado è tratto. La decisione è presa.
Un sueño argentino- La fin del mundo
Ushuaia, la fin del mundo…..
oggi pomeriggio c’era nevischio a Ushuaia e vento…tanto vento che sferza la baia dove si trova questa piccola città adagiata tra un piccolo tratto di mare e le imponenti montagne alle spalle.
Gli argentini gli hanno donato pure un soprannome: el fin del mundo….
non vorrei fare qui della facile ironia, come mi ha fatto un ragazzo cileno in quel di Buenos Aires, sul fatto che ci sarebbe Puerto Williams, una specie di accampamento metà civile e metà militare, giusto di fronte alla cittadina argentina. una puntina di ironia, nel solco della locura argentina però me lo concedo…e mi perdoneranno gli argentini con i quali condivido l’amore acritico per la loro patria. Letteralmente il soprannome vuol dire in “capo” e non alla “fine” del mondo…e menomale!!!
perché se veramente questa fosse la città che rappresenta la fine, il destino del mondo, sarebbe, de verdad, una gran brutta fine.
Ushuaia deve la sua gloria ad una massiccio e scientifico utilizzo a fini commerciali di sè e della propria posizione geografica. sono rimasto sbalordito dalla quantità e della diversità di oggetti in cui si possa mettere il marchio della città della città più australe del mondo. e allora se questa è la città alla fine del mondo assomiglia troppo ad un bordello a cielo aperto…
sentirsi una vacca da mungere in continuazione mentre si cammina per la strada o per il paseo lungo il porto, è una sensazione abbastanza sconfortante..mi nausea dover irrigidirmi e chiudermi per evitare i continui assalti alla diligenza, quasi fossi coperto da una felpa fatta di pesos invece che di cotone o lana….
questa sgradevole sensazione mi perseguita sopratutto nei contatti con la gente…non è solo il fatto di essere inseguiti per varie proposte di tipo turistico…lo leggo negli sguardi degli abitanti…nella più squallida caffetteria come nel negozio di riproduzioni fedeli di finto artigianato locale. Non voglio condannare nessuno, forse è solo la sgradevole sensazione di rivivere situazioni e sguardi rapaci giù visti….molto molto vicino a me…a venezia…
Non sono qui per questo, ne sono consapevole e non voglio essere risucchiato in questo vortice dantesco. Ho qualcosa di più importante da fare. Forse è il caso di abbandonare il piano per salire…salire più in alto…e provare a vedere le cose con maggiore chiarezza da lì.