Viajar descanta, ma chi parte mona torna mona

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Dandalù-Sobre mi viaje

è un post di impressioni….e quindi molto personale….questo lo dico giusto per avvisare. E diciamo che possiamo dividerlo, molto sommariamente, me ne rendo conto, in due parti: Lugares y Personas

Lugares

Anche qui è meglio dividere in due, diciamo mettendo da una parte le due grandi città ( Granada e Sevilla) e dall’altra il resto.

Cominciamo da Sevilla, che si conferma Mi amor. Nel senso che al di là di una bellezza e armonia architettonica che la città possiede, essa ha qualcosa in più…quel qualcosa quasi impossibile da definire con parole perchè è qualcosa che ha toccato delle corde dell’intimità irrazionale. Proprio questa capacità di saper arrivare all’inconscio rappresenta, per me, qualcosa di unico e mai provato e di una potenza a cui non solo non voglio resistere..ma a cui m voglio abbandonare.

Granada tiene ( scusate il terronismo) un altro respiro, più internazionale. Se, al contempo, riesce a mantenere dentro se stessa la sua anima araba e gitana, in una tradizione viva e vissuta dalla gente ( sopratutto nei quartierei di Albayzin e Sacromonte) al di fuori degli schemi da pagliacciata per turisti yankee e uno sguardo al di fuori di s.

Sarà per la massiccia e costante presenza di stranieri che la città e quella meraviglia dell’Alhambra richiamano, sarà per la presenza di una delle più importanti e grandi università, sarà per altri motivi ancora a me sconosciuti….è un fatto inoppugnabile che la città si erge fuori dalla valle in cui geograficamente è collocata e dalla Spagna intera. L’impressione, mescolando le sensazioni a freddo e a caldo, che si tratti di una città che si possa definire europea…unica ad avere queste caratteristiche tra le cose viste in questo viaggio.

Per il resto del viaggio mi sono mosso sopratutto su una dimensione medio-piccola quando non , e mi è capitato spesso, in paesini minuscoli.

Merita dunque un apprezzamento come cittadina carina Evora, borgo medioevale appollaiato su una collina nel bel mezzo della quiete alentejano.

La palma dei migliori se la cuccano, ex-aequo, i paesini de las alpujarras e Vejer de la Frontera che pur nella differenza ( o forse proprio grazie a questa mi hanno incantato).

Las Alpujarras mi sono rimasti dentro per la loro selvatica naturalezza, piccoli avamposti costruiti con stile marocchino, abbarbicati in queste valli che d’estate risplendono di una bellissima luce e quiete.

Vejer mi ha rapito con la sua particolare ritrosia a calarsi nella calca della costa de la Luz. Fare delle proprie piccole dimensioni un motivo di orgoglio, consapevolemente, è una bella qualità di questo piccolo borgo di collina Esempio splendidamente conservato di villaggio bianco andaluso a cui il tempo, e un pizzico di vanità, hanno reso giustizia, donandogli una piacevole unicità.

Personas

In questo viaggio ho fatto degli incontri e ho passato dei momentibelli, divertenti, simpatici….mi chiedo quanto senso possa avere descrivere le persone o le chiacchere fatte o gli incontri più o meno casuali avuti. Forse è sufficiente ricordare quanti, incontrati durante questo viaggio mi hanno dato la possibilità di sentire un feeling ( come Natalia e le sue pungenti frecciatine o come Tania e la sua artistica ironia) o con i quali è verosimile e auspicabile un nuovo incontro e una forma di amicizia ( come Tania o come Nuno e Tiago).

Un discorso più generale , ne parlavo proprio ieri con Tania, riguarda quello che forse semplicisticamente riguarda il mio sentirmi ( o meglio essermi sentito a volte9 comunque straniero in Andalusia.

Innegabile che io faccia un confronto con la mia esperienza argentina ( e latinoamericana). Innegabile, per il mio sentire, come abbia vissuto l’impatto con una realtà che non mi è stata né ostile né chiusa, ma che evidentemente è europea. Il calore e la ricerca del contatto umano che ho sentito in latinoamerica è almeno due spanne sopra. Per quanto mi sia piaciuta l’andalusia, quello che mi è mancato ( o meglio che non ho trovato fino in fondo è stato questo). La facilità e il piacere della chiacchera e del contatto umano, meraviglioso modo di intendere la vita che hanno in Latinoamerica….questo è , fondamentalmente, il motivo per cui, a volte, mi sono sentito straniero.

Dandalù-Granada

Qualcuno aveva ragione!!

certo mi trovo obbiettivamente in difficoltà a descrivere il dedalo di viuzze e di cuestas, di queste piccole viette tortuose che si arrampicano per la collina che si pone, nella parte sinistra….

non è solo il piacere di perdersi…cosa assai facile nell’Albayzin….il piacere di gironzolare seguendo gli odori delle spezie che insaporiscono i cibi, seguendo la voce dolce e aspirata dell’arabo andaluso, lasciarsi trasportare in un mondo fatto di tè alla mente e tabacco assaporato con il narghilè.

Fucina di mediterrano prossimo, questo barrio più di altri, lascia immaginare come granada sia una delle città in cui si vede, oltre che nelle casette bianche e nelle architetture monumentali e artistiche, l’impronta araba come marchio indeledile nella vita e negli usi delle persone. Qui, molto di più che nelle altre città famose e importanti di questa splendida regione, si ha la netta sensazione di stare nell’enclave araba…non come specie da proteggere ma come parte che dà e che riceve.

Detto questo, personalmente ritengo che granada abbia in questo il suo fascino e la sua bellezza, che la rende così unica e incomparabile con le altre….

detto questo tanto si sa dove vanno a parare le mie preferenze.

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