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#Bordeaux-Apologia di un incontro:Fabien e Sauternes

#ANDAR PER CANTINE

 

#APOLOGIA DI UN INCONTRO: FABIEN, VIGNERON

 

Durante una presentazione pubblica, Andrea Scanzi, dichiarò che, a differenza di altri mondi da lui frequentati, nel mondo del vino c’erano ancora dei personaggi che meritavano di essere raccontati.

Fabien, semplicemente vigneron, è uno di questi.

Vado a trovarlo nella sua campagna, a Barsac, minuscolo paesino di poche case letteraralmente circondata da distese di vigne, a mezzora da Bordeaux e 15 minuti da Sauternes.

Io sono semplicemente il custode temporaneo di questa terra, perciò devo fare in modo di preservarla per chi verrà dopo di me”.

 

Fabien ha gli occhi di un azzurro vivido,ancora più in evidenza con a fianco dei capelli sale e pepe chiusi a coda ed un andatura dinoccolata. Sin da subito per quello che è: una persona generosa, affabile e che ama circondarsi di amici.

Mentre parla della sua terra e della vite, mentre ti racconta della potatura fogliare per favorire l’aereazione tra i grappoli gli occhi gli brillano d’amore,  di quella passione che mette nella cura maniacale della sua vigna. “La terra-spiega- è stato il tesoro che mi ha consegnato mio padre e suo padre a lui molti anni prima.Io sono semplicemente il custode temporaneo di questa terra, perciò devo fare in modo di preservarla per chi verrà dopo di me”.

“Qui in Francia è difficile, molto di più che in Italia. Da voi c’è un movimento di produttori forte ed esteso, c’è una consapevolezza sul valore della agricoltura biologica. Ed io lavoro molto di più con l’italia, partecipando direttamente ad eventi come Critical Wine e Vinnatur. Sono uno dei pochissimi produttori-prosegue Fabien nel suo racconto, mentre si acciglia –a fare biodinamica in questa zona. Qui tutti fanno agricoltura convenzionale e ti prendono per matto o per un hippie.”

Un mix di esperienza, passione e sensata pazzia, Fabien è un tutt’uno con la sua vigna, fedele al credo di custode e curatore temporaneo di questa terra. E per meglio spiegarmi la sua filosofia produttiva mi fa un regalo meraviglioso conducendomi per manina dentro la sua cantina sotterranea.

Chateau Pascaud Villefranche vintage ’50 e’60

“Qui c’è il mio magazzino, ma anche il luogo della storia della mia famiglia, vignerons da almeno tre generazioni”.”Guarda”-mi dice- qui-indicandomi l’angolo dove custodisce le annate vendemmiate dal nonno. “Qui ci sono le vendemmie fatte da mio padre negli anni ’50-’60 e questa è una delle poche bottiglie rimaste della mia prima vendemmia, annata eccezzionale per il Sauternes:1982”.

Sauternes 1982

Io, con l’espressione che può avere un bambino alla sua prima volta al luna park, lo seguo rapito mentre continua il mio personalissimo giro in giostra mostrandomi altre chicche come un Puligny-Montrachet 1961, Pinot Noir vecchi di 30 anni, un Bordeaux Chateau Laftitte 1967 e un Chateau d’Yquem del 1982. Mentre stiamo chiaccherando, si informa sul mio anno di nascita per mostrami le bottiglie del 1979, che alla fioca luce al neon mostrano un color ambra-topazio da lasciare senza fiato.

Ritornati in casa ci  sistemiamo in veranda per la degustazione vera e propria. Dopo avermi fatto assaggiare diversi vini direttamente dalla barrique (vecchia, bien sur!), si apre la sessione di una verticale dei suoi Sauternes: 2016, 2015 e 2009. Metto e rimetto il naso sul calice una decina di volte mentre sguaratto il mio bicchiere del 2009, quello che più di tutti mi sembra lo specchio di Fabien. Dentro questo vino si riconoscono le mani e la testa di chi li ha fatti, rispecchia il carattere del suo produttore artigiano. Quel vino affabile, avvolgente come miele e balsamico ha tuttavia anche una superba acidità. Come la passionalità di Fabien, che si infiamma e manda a fanculo i distributori, rei di “speculare vergognosamente sul lavoro dei produttori e sulla fama del Sauternes, mentre la mia politica è quello di cercare di fare un prezzo accessibile a tutti, di vendere direttamente alle persone il frutto del mio lavoro.”

Fuori la luce autunnale di fine pomeriggio sta dipingendo un tramonto di uno struggente rosa/arancione, mentre cominciamo a salutarci dopo un intero pomeriggio passato insieme. Ma prima di dirci au revoir Fabien fa ancora in tempo a regalarmi una bottiglia del 2009 e a quasi regalarmi una bottiglia vecchia come il sottoscritto.

Ha ragione Scanzi quando parla di questi personaggi che ancora popolano il mondo del vino, e a me non resta che immensamente  ringraziare Fabien per lo straordinario incontro fatto, per il tempo, la compagnia e per essere quel che è: un vigneron. 

 

 

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